Edida 2023: le candidature di Elle Decor Italia

2023-02-16 16:46:53 By : Ms. Susan Zhou

Dal progettista dell’anno al talento del futuro, dagli interni al prodotto, ecco le nomination italiane per gli Elle Deco International Design Awards

Le nostre candidature per il premio assegnato dalle 25 edizioni del magazine nel mondo. Dal progettista dell’anno al talento del futuro, dall’interior design all’attenzione alla sostenibilità. Via alla prima fase dell’EDIDA, Elle Deco International Design Awards. Quest’anno al suo ventunesimo appuntamento.

Discreto e radicale: potremmo definire così il linguaggio progettuale di Enrica Cavarzan e Marco Zavagno. È nel 2008 che insieme, a Venezia, fondano Zaven, più che uno studio un laboratorio di ricerca dove mixare arte e grafica, editoria e produzione industriale. Complice un passaggio di Marco da Fabrica, il centro di sperimentazione creativa fondato da Benetton, e una laurea in Product design nell’università lagunare. Il loro percorso procede a passi piccoli ma decisi: nasce come sperimentazione sui materiali puri come la ceramica, il vetro e il legno senza mai cedere al manierismo. Ogni scelta è sempre frutto di una precisa riflessione sullo spreco: “Non abbiamo mai fatto della sostenibilità un cavallo di battaglia. Per noi è un valore imprescindibile: se il progetto è buono deve essere necessariamente green”. Nel loro studio di Campo Santa Margherita riciclano tutto: “Difficilmente ci capita di smaltire”. La sedia Glueless, per esempio, in legno riciclato, a incastro e senza colla, realizzata per la mostra ‘Ask me if I believe in the future’ curata da Maria Cristina Didero per il Museum für Kunst und Gewerbe di Amburgo, e l’allestimento per la mostra ‘La tradizione del nuovo’, per il Museo del design italiano in Triennale Milano, per il quale teche e vetri sono elementi recuperati dall’archivio dell’istituzione. Dall’exhibition all’industrial design: il divano Za:Za per Zanotta regala ai grandi numeri la circolarità: 50 kg di struttura in tubolare con cinghie elastiche e imbottitura tutto completamente disassemblabile. Come dicevamo, un approccio discreto e radicale.

Li abbiamo conosciuti poco prima del lockdown e ci siamo innamorati del loro lavoro, così sofisticato, essenziale, etico. Come la serie di portaoggetti Ondulato: un omaggio alla precarietà delle architetture estemporanee. Cara Judd e Davide Gramatica, sudafricana lei, italiano lui, come si evince dalla carta di identità, hanno fatto del melting pot culturale il valore aggiunto della loro pratica progettuale. Diplomati entrambi allo Ied di Milano, è nel 2016 che fondano lo studio: un laboratorio multidisciplinare dove sperimentano la dimensione hand made per poi lentamente migrare nella produzione industriale. Molti dei loro lavori, tutti realizzati in collaborazione con esperti artigiani, nascono come racconti di viaggi nel Paese di origine di Cara, che il savoir faire nostrano di Davide realizza. Dalla collaborazione con il pionieristico brand italiano Vero, per il quale tavoli, sgabelli e librerie sono definiti dalla semplice rotazione di 45 gradi dei volumi che li compongono, al più conosciuto marchio Portego: Spina, la collezione di tavolini, sedute e consolle, piccoli altari domestici che riscoprono la forza espressiva della finitura laccata. Ogni loro progetto è un segno iconico ben radicato nel buon design.

Classe 1980, napoletano purosangue, il giovane progettista ha all’attivo un ricco carnet di interventi: dalle residenze alle boutique, fino agli hotel, tutti disegnati con un linguaggio personalissimo. La sua cifra distintiva è la capacità di trasformare con tocco delicato, ma riconoscibile, spazi resi pallidi dal tempo in interni decisamente attuali. “Napoli e il Mediterraneo ispirano i miei progetti, per il contesto naturale e culturale, per quella misteriosa alchimia tra aristocratico e popolare, tra menti creative e maestri artigiani”. Le soluzioni formali sono giocate su un attento uso del colore, sulle trasparenze del vetro e sulla qualità di materiali come il marmo e i rivestimenti ceramici: il giallo del sole, il turchese del mare, il verde della vegetazione danno carattere alle superfici immacolate di abitazioni invase dalla luce. Pareti e pavimenti in maiolica definiscono un nuovo modo di concepire il décor, omaggio alla tradizione campana, riportata ai giorni nostri in maniera mai scontata. Il metallo scuro è una superficie sottile che diventa segno grafico, in grado di sottolineare la percezione dei dettagli. Arredi su misura, design da collezione e opere d’arte diventano parte integrante di un vero e proprio progetto totale.

F.B. e F.R.

Come una mini architettura, Cabanon è una sauna outdoor da posizionare in giardino, in terrazza o a bordo piscina. Il progetto si caratterizza per le proporzioni calibrate e per la dinamica alternanza di opaco/trasparente che disegna l’involucro esterno, con pareti in onduline di alluminio verniciato in tonalità in sintonia con la natura e ampie sezioni vetrate. Cabanon interpreta in chiave attuale la tradizione finlandese, che pone la sauna fuori dall’abitazione, ed è anche un rispettoso omaggio a Le Corbusier e alla piccola casa rifugio dove passò gli ultimi anni della sua vita, realizzata a Roquebrune sulla base delle regole del Modulor, da cui prende il nome.

Un parquet a losanghe dalla lavorazione rigorosamente artigianale, che va oltre il progetto decorativo, e si ispira alla tradizione delle dimore storiche. Con uno sguardo in particolare sulla Milano novecentesca e sull’uso del motivo romboidale, sia per interior project sia in architettura, da Portaluppi, che ne fece un personale leit motiv, a Gio Ponti. Qui il disegno geometrico viene interpretato con piglio contemporaneo utilizzando essenze in tonalità a contrasto, il wengé e il rovere, applicati su una base di multistrato di betulla. Due le varianti positivo/negativo per mattonelle di cm 58x35 componibili in diverse configurazioni.

La ricerca del designer italiano, con un passato a Eindhoven e un presente a Milano, si muove sul filo del millimetro: lamiere, multistrati e cristalli, sottoposti alla spinta della trazione, cedono alla creatività senza deformarsi. È così che è nata To-Tie, la lampada disegnata per Flos e presentata all’ultima Milano Design Week. “Ogni componente ha una doppia funzione”, dice il designer: “Il cavo porta elettricità ed è elemento di tensionamento; la barra integra il Led e funge da maniglia; il cilindro regge la barra e diffonde luce”. Una microscultura stabile che sfugge alla precarietà. E incanta.

Liliana Moro, Riccardo Previdi, Patrick Tuttofuoco sono alcuni degli artisti chiamati a ideare una collezione di progetti realizzati ad hoc su carta da parati da artisti internazionali. Non semplici pattern, ma sette vere e proprie opere d’arte che vanno oltre la decorazione. Noi abbiamo scelto ‘Now What?’ di Francesco Simeti, che esprime al meglio il linguaggio dell’artista italiano fatto di immagini tratte da vecchi libri di fiori di montagna: ingrandite, ritagliate e ricomposte, compongono uno spettacolare paesaggio fantastico. Da ‘installare’ a casa su un’intera parete di 3,60 x 5,40 m.

Il set per la prima colazione in porcellana bianca, firmata da una protagonista del fashion system al suo debutto come progettista per la casa, racconta la storia di un’evoluzione creativa. La collezione consiste di cinque pezzi dalla linea essenziale, caratterizzati dal manico circolare oversize, ampio e molto sottile: teiera, zuccheriera, tazza da tè e da caffè, mug. Alla costruzione geometrica non convenzionale delle forme si unisce anche il dettaglio raffinato della doppia finitura, lucida all’interno e biscuit all’esterno.

I colori ametista, blu chiaro e topazio fanno riverberare l’effetto ruvido della superficie delle lastre di vetro di appena dodici millimetri. Assemblate in forme architettoniche basilari, creano un tavolo semplice ma sofisticato che nasce da un pensiero sostenibile. Sceglie infatti il vetro riciclato dagli scarti di produzione che si presta, grazie alla molatura del profilo e al contrasto fra superfici ruvide o lisce, a un’interpretazione attraente per la vista e il tatto. L’estetica del “vetro non vetro” è il risultato di una sperimentazione che rende una materia antica, ancora malleabile ai cambiamenti e a una nuova creatività.

Un concept nato dall’attento studio del vivere contemporaneo, sempre più incline a scegliere spazi di dimensioni contenute senza prescindere dalla qualità. Small Living Kitchens è un sistema studiato proprio con questa ambizione: a partire da soluzioni di soli 2,5 metri quadrati, arricchite da accessori, finiture e materiali preziosi. Elemento caratterizzante sono le mini isole, con top e fianchi in acciaio e frontali in legno, laccati e inox, o interamente in marmo con cassetti interni in noce. Disponibili in tre misure standard da 120/150/180 cm di larghezza. Da abbinare alle madie, che ospitano elettrodomestici e vani contenitori interni o a giorno, per creare pareti attrezzate di dimensioni super contenute.

L’azzardo è tutto nella struttura, capace di reggersi su soli due elementi di appoggio. Realizzati in fusione di bronzo bianco, posti alle estremità della lunga seduta, definiscono braccioli e piedi facendo da supporto allo schienale. Unico nella misura, oversize (3m di lunghezza x 0,95 di profondità), cangiante per colori e finiture, è un sinuoso inno all’eterna bellezza classica. Non basta il termine scultoreo per descrivere un progetto contraddistinto da equilibrio formale e carattere, resi possibili da un processo di ingegnerizzazione messo in atto da un brand sensibile alla sperimentazione.

Insieme a Coco, il pappagallo, e a Cornelio, la cornacchia, Alessandra Covini e Giovanni Bellotti, stanziali a Rotterdam, sperimentano la convivenza interspecie. Architetti ed esperti ornitologi, nutrono la pratica della disciplina madre con la passione per gli animali, sin da studenti alla University of Technology di Delft e al MIT, negli States. Poi la svolta: Hashim Sarkis, curatore della passata Mostra Internazionale di Architettura di Venezia, li chiama: gli arredi per umani e volatili ‘Furniture for a Human and a Parrot’ planano all’Arsenale e la ‘coesistenza’ emerge come tema centrale per il futuro del Pianeta. “Torri, piattaforme, spazi collettivi: i nostri sono ecosistemi per tutti”, ci spiegano, “strutture a base di argilla espansa a diversa porosità, trasformate dai pennuti, che se ne cibano, in spazi di interazione”, perché lì gli umani possono anche accomodarsi. La ‘Pigeon Tower’, il modello di piccionaia della collezione ‘Variations on a Birdcage’, commissionato allo studio dall’Het Nieuwe Instituut di Rotterdam, è un esempio di ‘progettazione transculturale’: troneggiante nel parco di Alcova, dove sono ritratti, è considerato il manifesto dell’architettura di mediazione per uomini e uccelli. ”Per trovare il punto di equilibrio perduto della convivenza tra tutti gli ospiti del Pianeta, ci siamo calati nel ruolo di ‘giardinieri del mondo”. E noi ringraziamo.

Classico reloaded, la capsule collection firmata dall’eclettico artista/designer inglese reinterpreta in versione creativa e ironica, con un tratto pittorico personalissimo, immagini della classicità. La Grecia antica, l’architettura romana, i disegni floreali e le geometrie sono mixati, sovrapposti, accostati con delicata armonia o gioiose dissonanze. Il risultato è una linea di 13 tessuti per rivestimento o per decorazione. In foto, Rose Garden, che nasce da uno schizzo fatto a mano e trasformato in formato digitale, regalando così agli stampati un aspetto piacevolmente artigianale.

Disegnato da geometrie pure, si propone come un’estrema semplificazione dell’idea di lavabo. E sorprende per l’inedita armonia fra la solidità della materia, il marmo usato con spessore minimo, e la leggerezza formale. Elemento scultoreo, in questa nuova versione ha una griglia frangigetto in Corian® che diventa tutt’uno con la struttura del catino, realizzando così la doppia funzione di lavamani e piano d’appoggio. Disponibile in bianco Carrara, grigio Carnico, nero Marquina o verde Alpi, con griglia nelle finiture bianco o Deep Caviar, e colonna in acciaio verniciato bianco o nero. Miscelatore a pavimento Fez 2, di Benedini Associati.

Primo letto del marchio di imbottiti e complementi brianzolo, accoglie la perizia sessantennale dell’azienda e il segno ricercato della sua art director, Maddalena Casadei. Con piccoli piedini di metallo o base unica (in foto) e rivestimento di pelle o tessuto, è caratterizzato dalla testata morbida e generosa, che nasce dalla rielaborazione dello schienale del sistema omonimo di divani componibili. A definirla, un design di ispirazione Seventies e una curva inaspettata che caratterizza il dettaglio del profilo laterale.