BRAFA 2023: il catalogo delle meraviglie

2023-02-16 16:20:33 By : Ms. Elaine Yan

Guida alla fiera più antica del mondo, in scena all’Atomium di Bruxelles dal 29 gennaio al 5 febbraio

Il BRAFA, Bruxelles Antiques and Fine Arts Fair, è la più antica fiera del mondo, nata nel 1956 è arrivata oggi alla sua sessantottesima edizione. Dal 29 gennaio al 5 febbraio apre le sue porte al plateau Heysel, l’altopiano delle esposizioni universali del 1935 e 1958, dove sono stati costruiti i cinque monumentali palazzi in stile beaus-arts, art déco e modernista che circondano lo specchio d’acqua della place de Belgique e dove si trova l’Atomium, simbolo della città: il gigantesco modello in acciaio di una molecola di cristallo di ferro ingrandita 165 miliardi di volte che tocca i 102 metri di altezza.

La direttrice del BRAFA Beatrix Bourdon si è affidata quest’anno ai suggerimenti di Benjamin Zurtrassen, direttore del Museo Victor Horta, per costruire un percorso fieristico ispirato al celebre architetto belga, riferendosi all’Art Nouveau e alla sua capacità di realizzare spazi in funzione di luci, arredi e decorazioni. Il risultato sono corridoi e spazi avvolti da numerosi disegni originali che inscenano la perfetta atmosfera per immergersi nella visita. Sono centotrenta le gallerie che espongono al BRAFA 2023 proponendo un’offerta di circa quindicimila oggetti tra pitture, sculture, mobili, arredi, arazzi spalmati in cinquemila anni di storia per i collezionisti provenienti da tutto il mondo.

Il movimento dell’Art Nouveau, ricordiamolo, nacque in Francia tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento e si diffuse poi in tutta Europa, con nomi diversi come stile liberty e Jugendstil. Caratterizzato da forme sinuose, linee continue ispirate dal mondo vegetale e floreale predicava la necessità della bellezza anche negli oggetti di uso quotidiano. In questa edizione, concettualmente, funge da chiave di lettura trasversale per collegare tutte le arti, unendo opere di vario genere ed epoca e ponendo l’accendo sull’importanza del dialogo che si instaura tra oggetti e contenuto e su come l’ensemble possa regalare una prospettiva più ampia di fruizione.

Una linea continua sorvola infatti ritratti, nature morte, danzatrici e bagnanti, poggiandosi anche su lavori di arte contemporanea, rappresentata maggiormente da autori del primo novecento. L’offerta è vasta e inedita, dalla galleria Maruani Mercie le tele di Fernand Leger si alternano ai disegni inediti di Le Corbusier e all’arte cinetica di Vaserely e ci si immerge nei Serge Poliakoff, nei ritratti di Walter Sauer e i Sam Franci, di piccolissimo formato, alla Kunsthandel Studio 2000. Paesaggi di neve e paradisi terrestri sono invece da Galerie Florence de Voldère, che da oltre trent’anni si occupa di studiare la pittura fiamminga in ogni suo formato e composizione, e che schiera pitture che sembrano retroilluminate tanto potente è la luce che racchiudono. La galleria parigina Ary Jan si sofferma su piccoli disegni di Picasso, Vlaminck, Vuillard e Paul Delvaux, il pittore di Antheit riconoscibile per gli sguardi dagli occhi grandi delle sue protagoniste.

Da Giammarco Capuzzo Fine Art c’è un Sebastiano del Piombo che emoziona, mentre una serie di sensuali Afroditi volteggiano da Chiali Fine Art, galleria di Racconigi che scova autentici tesori. Da Axel Vervoordt, da oltre cinquant’anni l’eminenza del connubio arte, antiquariato, e design, espresso in più occasioni anche a Palazzo Fortuny di Venezia, c’è anche un grande Marco Tirelli insieme alle introvabili sedute di Martin Eisler e Carlo Hauner realizzate da Forma. Tra le partecipazioni italiane anche quella di Robertaebasta che sorprende con uno stand dove meraviglie in linea coll’art nouveau fanno bella mostra di se in un salotto _commissione privata_ realizzato dal famoso Atelier Maison Jansen su richieste del Kuwait per il loro Consolato a Ginevra.

È quasi impossibile selezionare le cose più interessanti in una fiera che si gusta tutta da cima in fondo, dove qualsiasi cosa presentata è bella, composta come un catalogo delle meraviglie dove non c’è gerarchia tra pietre dure e buccellati, tra le creazioni folli di Panamarenko e i lussureggianti giardini fiamminghi, tra un Fontana Giallo da Galerie De Jonckheere o una scultura africana da Dider Claes.

Se nelle fiere più famose, soprattutto dedicate al contemporaneo, spesso vige l’invito alla piccola retrospettiva monografica, qui al Brafa le arti suonano in un orchestra, ognuna colla sua specialità ma in doverosa armonia con il tutto.

Se avete il tempo sufficiente per restare nell’atmosfera non potete perdere due luoghi. Il primo, visitabile su appuntamento, è la rigogliosa Foundation Frison Horta costruita nel 1894, al 37 di Rue Lebeau, è l’unica casa Horta nel centro storico di Bruxelles e anche l’unica a essere abitata, nello specifico dal fortunato Maurice Frison, avvocato di Corte di Leopoldo II; il secondo è il Bozar, anche detto Paleis voor Schone Kunsten, ovvero il palazzo delle belle arti, in rue Rue Ravenstein 23; progettato da Horta come una città nella città, con un articolato intreccio di corridoi, scale e spazi che si collegano con otto ingressi al tessuto urbano circostante.

Una visita al BRAFA, se possibile, è doverosa per poterne uscire cogli occhi pieni di sapienza, ma anche speranza.